Scorpioni di Lorenzo Fontanelli

Nella manciata di racconti brevi e brevissimi che compongono questo libro, intervallati da poesie che sembrano fotogrammi in bianco e nero, è racchiusa la testimonianza di un uomo perplesso. Artista visivo e professore di scuola, viaggiatore, provinciale condannato alla pratica filosofica del pendolarismo, Lorenzo Fontanelli scrive questi racconti, all’apparenza, per scartare di lato, per uscire dal quadro e ricavarsi uno spazio molto fragile e nascosto da cui guardare il mondo. Da questo punto di vista leggermente alieno, come nel suo ciclo figurativo di “mappe per un mondo a venire”, situazioni e personaggi sono allo stesso tempo emblemi di una vita ordinaria e individui irripetibili inquadrati in un punto della loro traiettoria. Uno sguardo poetico in sostanza, oggettuale e nostalgico, fatto per denunciare la pochezza della vita ordinaria e insieme per preservarne i frammenti con una specie di amorevolezza difficile, perplessa. Di conseguenza in queste storie che «più o meno finiscono bene», per quanto ci siano molte cose, vicende, osservazioni e introspezioni, quello che conta di più sembra la prospettiva, ovvero l’atmosfera, quella sorta di effetto “bianco e nero” dato dalla malinconia del narratore; che è un piacevole effetto ottico e la forma di poesia, anche nell’arte visiva, di Lorenzo Fontanelli.