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Periodo Mostra:

21 Settembre 2017 / 11 Novembre 2017

Descrizione Mostra

Cespugli, plastiche, superfici. Note brevi per entrare nella foresta del pittore Enrico Bertelli. Astratti e concreti. Non si riesce a distinguere tra questi due termini, apparentemente incon- ciliabili, nella definizione dei lavori di Enrico Bertelli. D’altra parte l’astrazione, nell’evoluzione artistica degli ultimi decenni, ha perso quell’aura di assoluta distanza dalla realtà, dall’immagine “definita e riconoscibile”, che per decenni l’aveva accompagnata. Si è indagato la potenza del segno archetipo (Twombly), la fascinazione della mappa ingegneristica (Halley), l’invasione del colore nel tessuto del materiale (Pinelli). E mille altre sfaccettature di realtà nascoste, più che inesistenti. Bertelli da anni si cimenta con il caso e l’errore che determinano la costruzione di una nuova estetica, parimenti ripartita tra quello che i materiali e la loro coabitazione restituiscono, ed il parziale, parzialissimo, controllo che l’artista esercita. Pvc, nastri adesivi, resine, vernici spray, scarti fotografici. Un universo bertelliano di elementi fondanti di un’inedita forma di costruzione dell’immagine. Tutto, alla fine, molto concreto. Tanto da richiamare un’urgenza sensoriale rara in lavori riconducibili all’esperienza pittorica, ovvero la componente tattile. Viene spontaneo di toc- carle, queste superfici manipolate da sé stesse e dalle mani dell’artista. Ne vorresti verificare la struttura, gli sbalzi e gli avvallamenti, il liscio meraviglioso della resina solidificata, così come le ruvidezze degli adesivi, in parte divenuti effettivo segno cromatico di una geometria sghemba e in parte, strappati via, come orma residuale ed appiccicosa. Anche, poi, la ricerca della combinazi- one imperfetta tra piccoli e grandi campi iconici (aniconici ?). Questa fase sì, tutta farina del sacco di Bertelli. Il momento in cui si prende cura di un procedimento che trasforma ciò che non sembra poter stare insieme in una sorta di ristrutturazione del visivo. Il miracolo di quel momento in cui la bellezza si impadronisce dei brutti anatroccoli. O, come si allude nel titolo di questa mostra, l’improbabilità certificata dell’esistenza di una foresta impenetrabile e selvatica nel centro di una città. Con i suoi “cespugli”, belli ma cresciuti guidati dal caso, proprio come i polittici atipici di Bertelli sparsi nella galleria. Necessita di una esplorazione attenta e senza pregiudizio, questa inedita boscaglia. La sorpresa viene dal farsene piacevolmente risucchiare.

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